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Fantozzi si tutela

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Fantozzi si tutela
Il giallo del prezzo
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Quindicesima puntata del dossier Alitalia CAI, per gentile concessione di Felice Saulino www.felicesaulino.it
Domenica 16 novembre 2008 la situazione negli aeroporti italiani è ormai al limite di guardia.

Alla fine di una settimana di passione, l’Alitalia è stata costretta a cancellare 400 voli. Tutto è cominciato lunedì pomeriggio, con uno sciopero selvaggio proclamato dai comitati di base che ha mandato in tilt il sistema.

Intanto piloti e assistenti di volo aderenti al “fronte del no” continuano ad applicare un devastante sciopero bianco che ritarda decolli e partenze.

Il clima è questo, quando, alle 20,30 del 16 novembre, il professor Augusto Fantozzi sorridente e suadente come il suo intervistatore (Fabio Fazio) si offre alle telecamere di Che tempo che fa.

Non è una grande performance, l’ex ministro diniano cerca di dare un colpo al cerchio e uno alla botte e lancia messaggi trasversali: ai sindacati, a Cai, al governo.

La situazione? È sotto controllo, assicura. I torti? Non sono tutti del personale incazzato nero perché i nuovi padroni avrebbero violato gli impegni sottoscritti a settembre, ma non sarebbe nemmeno giusto prendersela con Cai. E allora? L’accordo c’era stato, ma poi è sorto “qualche dubbio interpretativo su questioni di dettaglio…”

E il conflitto d’interessi della Banca Leonardo? Il commissario si esibisce in un autentico slalom: “Nell’economia globale i grandi advisor si sono ridotti di numero e sono possibili coinvolgimenti e conflitti d’interesse, ma comunque nessuno è disposto a giocarsi la faccia, a mettere a repentaglio la propria professionalità…”

Allora, domanda Fazio:  “Non era meglio vendere ad Air France?

Qui Fantozzi si fa allusivo e manda il suo messaggio a chi di dovere: “Forse, col senno del poi, si può dire che era la soluzione migliore…”  Comunque, niente paura, “la situazione si risolverà entro pochi giorni…”.

Stesso copione il giorno dopo con Repubblica.

Domanda: “È valsa la pena di boicottare Air France?
Risposta: “Forse no. Però è successo per una serie di ragioni…”.

Dopo aver detto in televisione di non aver ancora ricevuto un euro di compenso per il suo lavoro di commissario e di non saper nemmeno quanto gli daranno alla fine, Fantozzi spiega il perché ha accettato l’incarico, ma lo fa alla maniera del Fantozzi di Paolo Villaggio: “Ho accettato perché ho un fortissimo senso dello Stato e se mi chiama Palazzo Chigi io rispondo, quasi sull’attenti!…”.

Il 19 novembre il governo dà il via libera all’offerta Cai aggiungendo 52 milioni alla proposta della cordata patriottica.

L’autorizzazione alla vendita “a un prezzo non inferiore a 1.052 milioni di euro” viene firmata dal ministro Scajola sulla base -si legge in un comunicato- della perizia di Banca Leonardo. Adesso il commissario può firmare.

Poche ore dopo, in conferenza stampa, Fantozzi fornisce i dettagli dell’operazione: “Il corrispettivo in denaro per Cai è di 427 milioni di euro, mentre l'accollo dei debiti ipotecari è pari a 625 milioni". Tradotto in parole comprensibili, vuol dire che i 350 milioni offerti dalla cordata patriottica alla fine sono diventati 427.  Cento subito e il resto rateizzati in due tranche, una a sei e l’altra a 24 mesi. Missione compiuta. La cordata patriottica si è presa l’Alitalia per una cifra di poco superiore a quella preventivata, mentre Fantozzi ha salvato la faccia e forse anche qualcos’altro.

Infatti, guarda caso, quello stesso giorno, sulla Gazzetta Ufficiale viene pubblicato il decreto del presidente del Consiglio (Dpcm) che definisce i poteri del commissario di Alitalia. Un provvedimento preso sulla base del decreto legge di fine agosto sul commissariamento della compagnia di bandiera, ma che arriva quasi tre mesi dopo e a giochi fatti. Il Dpcm di Berlusconi ha quindi il sapore di una sanatoria sull’operato di Fantozzi e mette al riparo il professore legittimando una serie di decisioni già prese.



Sabato 22 novembre 2008, Alessandro Penati, professore di Economia aziendale alla Cattolica di Milano, fa le pulci a Fantozzi. Cifre alla mano, dalle colonne di Repubblica, Penati accusa il commissario straordinario d’aver svenduto Alitalia.

A finire nel mirino, sono gli slot della compagnia di bandiera privatizzata. “Fantozzi li ha valutati 550 milioni”, ma ha considerato “solo i voli internazionali e la tratta Milano Roma”. In questa maniera, la cordata patriottica ha potuto prendersi gli slot Alitalia a prezzi  inferiori di “almeno del 50%” a quelli che circolano”, ossia ai valori di mercato.

La conclusione del professor Penati è tranchant: “Tenuto conto della dilazione di pagamento, Cai paga per gli slot, e una frazione di capitale circolante, al massimo 400 milioni…” Quanto agli altri 625 milioni di cui si farà carico l’acquirente, sono per gli aerei, “e il valore degli aerei, equivale più o meno al debito che Cai si accolla…”

Penati trova poi “curioso” il fatto che dal commissario straordinario non sia stata pronunciata “neanche una parola su AiOne”. Certo, Fantozzi ha già messo le mani avanti, sostenendo che quella con la compagnia di Toto è una transazione fatta da Cai “al di fuori della procedura fallimentare”. Ma la cosa “non regge”, in quanto “l’acquisto di AirOne è parte integrante dell’offerta di Cai per le attività di Alitalia.”

Insomma, i dettagli dell’accordo Cai/AirOne “avrebbero dovuto essere resi pubblici non fosse altro che per verificare quanto sono stati valutati gli slot di AirOne e quanta parte dei debiti di AP Holding (che controlla AirOne) verranno scaricati su Cai”.

Il giorno dopo Fantozzi replica alle accuse di Penati con una risentita lettera inviata a Repubblica (“i confronti e le pagelle non mi interessano”).

Conferma che la valutazione degli slot fatta dagli advisor è stata di 550 milioni e conferma pure che sono stati presi in considerazione “i soli slot degli aeroporti congestionati”. E gli altri? Quelli non varrebbero niente.

Le parole del commissario più che a una spiegazione suonano come un’affermazione senza prove: “Soltanto in tal ambito (aeroporti congestionati) gli slot hanno un valore teorico”. Naturalmente, se le cose stanno così, la valutazione dei quelli venduti a Cai è stata di 4,2 milioni per uno, quindi, per dirla con Penati, “in linea con i prezzi che circolano…”

Quanto al silenzio su AirOne, è vero che è parte integrante del piano Cai, ma “fuori dell’ambito decisorio del commissario…”.

Articolo pubblicato su www.felicesaulino.it sotto licenza
Creative Commons, riprodotto per gentile concessione dell'autore

 

 

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