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Le nuove rotte del terrorismo aereo

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Nel “superficiale immaginario collettivo di oggi” il mondo è percepito come diviso a metà: da un lato le democrazie occidentali e dall’altro la realtà musulmana… gli orchi. Attualmente in buona parte dell’opinione pubblica e dei media echeggia sovente l’accostamento Islam-Occidente.

Ad ogni buon conto queste espressioni sono nella realtà difficilmente confrontabili se non con una forte componente di equivocità. Se Occidente è una definizione generica che ha diverse valenze a seconda da quale punto di vista la si guardi, neppure l’Islam si può definire come omogeneo, ma come geneticamente strutturato sulla pluralità.

Da una prospettiva puramente antropologica, crea confusione l’etichettare comunità recentemente immigrate come ‘europee’ semplicemente per il loro attuale risiedere in Europa. Se si pensa ad un mu-sulmano europeo, la maggior parte di noi riconduce l’origine di quella persona ad altrove: nord Africa, Medio Oriente, ecc... Una descrizione più universalmente apprezzabile di un musulmano europeo sarebbe quella di una persona etnicamente europea e spiritualmente musulmana.

Parte del mondo musulmano è rappresentata dalla componente sunnita, che adotta il principio collettivo di autorità cercando il consenso attraverso la convergenza delle varie voci, al contrario degli sciiti che adottano invece il principio dell’autorità centralizzata.

In sintesi si può affermare come non siano vere in assoluto le interpretazioni del fondamentalismo contemporaneo che hanno ideologizzato l’Islam rendendolo ideologia politica rivoluzionaria, né d’altra parte le interpretazioni temperate di un islam pacifico e illuminista. In realtà lo scenario mondiale è molto più articolato e complesso; lo stesso terrorismo ha assunto i connotati di un fenomeno globale e transnazionale.

È paradossale dover constatare che il dilagante fatto sociale del suicidio volontario trasformatosi in terrorismo, anche se in modo meno “nobile” rispetto all’esperienza del secondo conflitto mondiale, è stato importato presso i terroristi islamici negli anni ’70 proprio da un gruppo di terroristi giapponesi (per l'esattezza con l'attentato del 30 maggio 1972 presso l'aeroporto di Lod-Tel aviv).

Questa nuova strategia d’azione ha subito una lenta trasformazione sino alla “frattura storica” dell’11 settembre 2001. Almeno da un punto di vista storico, l’attentato alle Torri Gemelle assegna al terrorismo valenze e significati diversi da quanto eravamo abituati a conoscere2: il mondo ha visto per la prima volta, tra l’altro in diretta televisiva, gli esiti del più complicato ed organizzato attentato della storia aeronautica.

Alcuni aerei civili, invece di essere “semplicemente” dirottati, sono stati usati come “enormi proiettili” e lanciati contro le Torri Gemelle. Un gruppo di dirottatori, appartenenti all’organizzazione terroristica di Al Qaeda (termine che sta a significare: la casa, la base), stavolta utilizzando degli aerei di linea, con la consolidata tecnica del terrorismo suicida, è riuscito a sbaragliare ed a “immobilizzare” un’ intera nazione che si considerava praticamente invulnerabile.

Quegli attacchi sono stati con ragionevole probabilità preparati da diverse cellule terroristiche sparse per il mondo, forse con l’appoggio più o meno attivo di un imprecisato numero di Stati che, con un’azione coordinata ed efficace, hanno ottenuto un risultato senza precedenti. Da quella data, infatti, i terroristi hanno conseguito successi incontrovertibili: hanno favorito l’apertura di due fronti di guerra (Afghanistan e Iraq) con gli Stati Uniti, hanno acuito i contrasti tra mondo islamico ed occidentale, hanno rinfocolato il conflitto tra Israele e Palestina, hanno beffato il diritto e le istituzioni internazionali ed hanno scosso la fiducia delle opinioni pubbliche occidentali verso i propri Governi.

L’attacco terroristico dell’11 settembre è stato di una portata straordinaria e ha colpito il mondo intero e, nello specifico, quel mondo aeronautico che dagli anni ’70 in poi è stato sempre più esposto alle azioni illecite di dirottamento. Il binomio aerei-terrorismo non è un fatto nuovo, ma le modalità dell’attentato dell’11 settembre hanno dato una nuova configurazione alla minaccia del terrorismo internazionale.

La parola “terrorismo” evoca un contesto in cui ci si può perdere, un immenso puzzle dove, proprio nel momento in cui sembra di essere arrivati al compimento, intervengono nuovi tasselli che ci portano a ricercare strade alternative o ad analizzare interamente quelle già percorse.

Non è un caso, infatti, che dopo questa emblematica data l’evoluzione geopolitica mondiale è stata trainata principalmente dalla politica estera americana. Il bisogno di sicurezza e non solo della più grande potenza del mondo, ha condizionato la politica del globo ed ha portato il Consiglio di Sicurezza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ad emanare risoluzioni che hanno avuto una portata maggiore rispetto a quanto registrato durante cinquanta anni di dibattiti sull’argomento.

(15 marzo 2010)

 

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