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Foto di patrioti con conflitto

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Diciassettesima puntata del dossier Alitalia CAI, per gentile concessione di Felice Saulino www.felicesaulino.it
La foto di gruppo degli azionisti Cai ritrae un bel comitato d’affari: imprenditori, costruttori ma, soprattutto, finanzieri.

Alcuni con un passato giudiziario conquistato ai tempi di Tangentopoli. Altri con un “pedigree” penale che risale agli intrecci tra affari e politica democristiana emersi negli anni Settanta. Dall’Italcasse di Sindona allo scandalo Lockheed. Rigorosamente in conflitto d’interessi, una decina di “patrioti” hanno, poi, “core business” le cui fortune dipendono in larga parte dalla benevolenza del governo.

È così per i beneficiari di concessioni pubbliche come Benetton, Gavio. È così per gli immobiliaristi legati ai permessi di costruzione e agli appalti pubblici: i fratelli Fratini, che sono passati dai jeans agli immobili e – di nuovo – il tandem autostradale Benetton-Gavio attraverso l’Impregilo.

Ma il primato spetta di diritto a  Salvatore Ligresti, assicuratore, finanziere e – soprattutto – re indiscusso del mattone. Vicino a Bettino Craxi, nei primi anni Novanta, l’ingegnere siciliano incappò nelle maglie di Tangentopoli e subì un arresto. Acqua passata.

Adesso con l’amico Silvio a Palazzo Chigi, la famiglia Ligresti ha solo l’imbarazzo della scelta. C’è il ponte sullo Stretto di Messina, per il quale l’Impregilo ha da tempo firmato un contratto che nessuno ha mai disdetto. Ci sono i lavori dell’alta velocità sulla Milano Torino e sulla Milano Genova. C’è l’Expo milanese del 2015 che sorgerà su un’area dove Ligresti possiede parecchi terreni non edificabili. Tutto questo senza considerare gli undici miliardi di lavori per l’Expo, vera e propria. Roba grossa. Dentro ci sono – tra l’altro –la direttissima Milano-Brescia, due metropolitane e una nuova tangenziale.

Per il G8 del 2009, previsto inizialmente in Sardegna, Ligresti comprò il villaggio americano della Maddalena. Il G8 mancato nell’isola si è comunque trasformato in un grande affare per un altro re di denari legato alla politica. Anzi, una regina. La presidentessa di Confindustria Emma Marcegaglia, azionista Cai e figlia di Steno, uno dei più grandi siderurgici italiani.

Il caso è diventato di dominio pubblico con l’esplosione dello scandalo della Protezione civile di Bertolaso, Balducci & C. Per i costi astronomici dei lavori di trasformazione dell’ex Arsenale in un albergo a cinque stelle.

Costi pubblici e profitti privati: l’Arsenale è stato assegnato in affitto (senza gara) per 40 anni alla Mita Resorts, società controllata da Marceglia. Il canone? 60 mila euro l’anno…

Un altro vecchio esponente del partito del cemento è Francesco Bellavista Caltagirone. Negli anni Settanta e Ottanta era solo Francesco Caltagirone, uno dei tre fratelli legati alla Dc romana. A Fra’ che te serve,  la celebre frase con cui Gaetano accoglieva l’andreottiano Evangelisti, fece dei Caltagirone il simbolo di quel milieu sospeso tra cemento e politica che era  mondo dei palazzinari romani.

I fratelli Caltagirone finirono  nello scandalo del crac Italcasse, una specie di Tangentopoli anni Ottanta. In attesa di superare i suoi guai giudiziari, Francesco, che era il bello della famiglia, decise di aggiungere al suo cognome quello della madre (Bellavista) e di restarsene nella mondana Montecarlo, dove consolidò la sua fama di gagà. Sposato in seconde nozze con Rita Rovelli (scandalo Imi Sir), Caltagirone Bellavista recentemente è anche tornato agli onori delle cronache giudiziarie.

Adesso il gagà è titolare dell’Ata che controlla attraverso l’Acqua Marcia, e con cui gestisce i servizi a terra degli aeroporti di Bologna e Milano Linate. È impegnato nella costruzione di porti turistici a Siracusa e a Imperia, dove si fa vedere spesso a braccetto d’un vecchio amico, il ministro Scajola, l’uomo che lo ha spinto a entrare in Cai.

Esattamente come il “gagà”, anche “nonna Edoarda”, in arte Edy Vessel, ex attricetta sposata da Camillo Crociani, presidente della Finmeccanica. Il boiardo di Stato finì in uno dei maggiori scandali politici della Prima repubblica, il caso Lockheed, quello che costrinse alle dimissioni l’allora presidente della repubblica Giovanni Leone.

Nel 1976 “nonna Edoarda” riparò in Svizzera per trasferirsi poi a Città del Messico insieme al marito colpito da un mandato d’arresto.Ma alla morte di Camillo, nel 1980, l’intraprendente signora tornò in possesso dei suoi beni e soprattutto della Ciset, l’azienda di famiglia (forniture per aviazione civile e militare) che da quel momento gestì in prima persona.

Trasformata in Vitrociset nel 1992, oggi la società ha duemila dipendenti e filiali in mezzo mondo. Appalti per le comunicazioni, i radar e l’assistenza al volo in 39 aeroporti italiani, commesse militari.

La Vitrociset è entrata nella cordata patriottica con l’impegno di versare 25 milioni di euro in tre anni, ma a giugno del 2009 l’amministratore delegato Pompei annunciava già un contratto con Cai per un sistema di comunicazione mobile per i dipendenti di Fiumicino…

Altro “patriota” che conta è il re dell’acciaio Emilio Riva. Lui conta sull’amicizia di Silvio soprattutto per risolvere i suoi problemi d’inquinamento e ottenere il via libera ambientale all’Ilva di Taranto (ex Iri) che la Regione Puglia guidata da Vendola ha cercato inutilmente di negargli. Con i suoi cinque altiforni, l’impianto tarantino è il più grande polo siderurgico d’Europa, ma le emissioni sono ben oltre i limiti fissati dalle normativa europee.

Secondo i dati dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente, l’impianto produce 18 milioni di tonnellate di anidride carbonica ogni anno e sette chili di polveri sottili per abitante. Taranto è la capitale italiana della diossina, la Seveso del Sud. Naturalmente non rispetta il protocollo di Kyoto che l’Italia ha sottoscritto nel 1998. Protocollo che guarda caso la ministra dell’Ambiente Prestigiacomo – appena insediata – ha subito provveduto a rimettere in discussione. A nome dell’Italia. Naturalmente.

Articolo pubblicato su www.felicesaulino.it sotto licenza
Creative Commons, riprodotto per gentile concessione dell'autore

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