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Alitalia dà i numeri

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Diciottesima puntata del dossier Alitalia CAI, per gentile concessione di Felice Saulino www.felicesaulino.it    Et voilà, il bilancio è fatto. La Nuova Alitalia ha chiuso il 2009 con una perdita di 326 milioni di euro. Ben al di sotto dei 400/500 stimati da qualche analista indipendente.

Il deficit del primo anno di gestione patriottica, reso noto giovedì 18 marzo è esattamente quello anticipato dall’amministratore delegato Sabelli, dopo il piccolo utile operativo del trimestre estivo.

Con largo anticipo sulla chiusura dei conti del quarto trimestre,  tradizionalmente il peggiore dell’anno, il Napoleone d’Agnone aveva più volte ripetuto che il periodo settembre-dicembre si sarebbe chiuso “in sostanziale pareggio” e questo avrebbe consentito all’Alitalia gestione Cai di archiviare l’anno con un deficit di poco superiore ai 300 milioni di euro. Così è stato.

Bisognerebbe dirgli “bravo”. E Silvio Berlusconi, “l’uomo del fare”, il premier che ha voluto a tutti i costi la “cordata patriottica”, non si è lasciato sfuggire l’occasione per battere le mani.

Commentando i dati di bilancio, l’uomo del fare, ha subito manifestato la propria soddisfazione in una conferenza stampa: “L’azienda ha dei conti che sono assolutamente positivi e ottime prospettive per i prossimi tre anni”. Conclusione: il mio governo ha fatto bene a “non voler perdere la compagnia di bandiera”. Sabato 20 marzo, il miracolo Alitalia ha trovato spazio anche nel monologo berlusconiano di Piazza San Giovanni, dove è stato annoverato tra “le grandi emergenze risolte” da Palazzo Chigi.

Ma, a voler cercare il pelo nell’uovo, si potrebbe notare che anche questa volta – come sempre quando si tratta di Cai – si registrano anomalie che suscitano domande senza risposta. Proviamo a farle lo stesso.

Primo, il presidente della compagnia aerea, Colaninno, alla vigilia del Consiglio di amministrazione convocato per esaminare il bilancio 2009 è andato a Palazzo Chigi a incontrare Gianni Letta. Per quale ragione, il numero uno di un’azienda formalmente privata, poche ore prima che gli azionisti si siedano attorno a un tavolo per esaminare i conti, sente il bisogno di andare  dal braccio destro del premier?  Che cosa è andato a chiedere Colaninno a Letta e, quindi, a Berlusconi?

Seconda domanda: Dov’è il bilancio?

La risposta dell’ufficio stampa Alitalia è che il bilancio non c’è. O, per essere precisi, “non è disponibile”. I dati sono quelli del comunicato ufficiale. Bisogna accontentarsi. Spiegazione: primo, la società non è quotata in Borsa e – quindi – “non è obbligata” a rendere pubblici i propri conti. Secondo quella esaminata dal Consiglio di amministrazione  è una proposta. Al bilancio vero e proprio manca la ratifica dell’assemblea degli azionisti prevista per la seconda metà di aprile.

In altre parole, per avere (forse) dall’ufficio stampa, una copia del documento bisognerà aspettare ancora un mese. Aspettiamo fiduciosi, perché la noiosissima lettura d’un bilancio completo consentirebbe di valutare in maniera meno approssimativa lo stato di salute dell’azienda. Una lettura analitica potrebbe permettere di capire, tanto per fare un esempio, se ci sono state partite scaricate impropriamente sugli anni a venire. Se nelle pieghe dei conti 2009 emergono incongruità o entrate straordinarie indipendenti dal trasporto aereo,  eccetera, eccetera.

Vediamo, adesso, se dai pochi dati disponibili, quelli del comunicato ufficiale, emerge già qualche anomalia degna di approfondimento. Concentriamoci sul quarto trimestre, quello che secondo Sabelli doveva chiudersi (e si è chiuso) in sostanziale pareggio.

Per Ugo Arrigo, professore di Finanza pubblica all’università Milano-Bicocca  e attento analista Alitalia, siamo di fronte a “un miracolo”.  Infatti, tra settembre e dicembre, “nonostante un calo di passeggeri del 19% rispetto al trimestre estivo i ricavi medi dell’azienda per passeggero sono cresciuti dell’11%”. Passando da 131 euro a 157.

L’economista nota anche un altro dato sorprendente: “I passeggeri del quarto trimestre hanno sensibilmente modificato le loro abitudini di consumo rispetto ai trimestri precedenti volando mediamente 100 chilometri in più e facendo salire i ricavi”. E questo è l’altro dato che ha salvato il bilancio 2009.

La prova? Eccola: se i cinque milioni e centomila passeggeri che volato Alitalia tra settembre e dicembre si fossero comportati come i sei milioni e trecentomila viaggiatori del trimestre estivo, a parità di chilometri e di tariffe, “Cai  -  nota maliziosamente il professor Arrigo – avrebbe chiuso l’ultimo trimestre con una perdita operativa di oltre 140 milioni di euro”.

Questo avrebbe  fatto salire il deficit annuo netto a 450 milioni”.  Proprio come avevano previsto alcuni analisti, dopo aver esaminato i conti dei primi nove mesi dell’anno.

Articolo pubblicato su www.felicesaulino.it sotto licenza
Creative Commons, riprodotto per gentile concessione dell'autore

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