Iscrizione Newsletter

Iscriviti alla Newsletter



Login

La logica del terrorismo

Attenzione: apre in una nuova finestra. PDFStampaE-mail

Gli attacchi di carattere terroristico sono una forma di guerra a tutti gli effetti e come tale andrebbero analizzati, ma poiché in tali eventi non sono coinvolti governi (o perlomeno non sempre e non sempre alla luce del sole), è molto difficile affrontare la questione delle motivazioni, delle strategie, delle logiche e dei risultati.

Tale difficoltà arriva al paradosso di ridurre perfino la risposta operativa degli stati sovrani a misure burocratiche che rasentano l’isterismo. Un esempio su tutti, quanto avviene negli Stati Uniti d’America, dove per rispondere alla minaccia terroristica sono attive più di venti strutture (per es. NSC, NSA, CIA, FBI, DIA, NGA, ATF, FTA, TSA, ecc.), tanto che si è ritenuto necessario istituire The United States Intelligence Community (IC) che è una federazione a scopo cooperativo di ben 16 separate agenzie governative al lavoro su attività investigative considerate necessarie per la protezione della sicurezza dello Stato.

Per attivare una risposta efficiente è importante comprendere le motivazioni del fenomeno del terrorismo. La confusione, appare lampante, non fa altro che favorire l’attacco. L'impatto sull'opinione pubblica e' notevole e spinge anche i più increduli allo scontro di cultura. Ma che interesse ha un popolo povero a spingere l'odio contro chi potrebbe dargli delle opportunità di maggiore benessere?

Dietro la scelta del terrore, per quanto sia una forma di guerra poco dispendiosa, ci sono in ogni caso delle organizzazioni che erogano finanziamenti e provvedono alla gestione complessa delle imprese stragiste. Il terrorismo "ottocentesco" nasce per ideali che non portano interessi economici ma affermano idee come "libertà", "democrazia", affermazione di diritti che non possono essere espressi dall'oppresso se non attraverso l'unica arma che ha: la propria vita. Il terrorismo contemporaneo sembra dare solo vantaggi a chi lo subisce, o meglio a chi gestisce le società che lo subiscono.

Il risultato finale di questa battaglia che appare “contro” l’Occidente andrebbe analizzato con attenzione. Il sistema di analisi semplificato che in questi articoli si propone vuole fornire un contributo per arrivare ad ipotizzare misure di contrasto efficaci o magari anche ipotesi di pacificazione. La pace è l’unico modo conosciuto per evitare i conflitti.

(26 aprile 2010)

RSS
RSS