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Il bel paese

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Facciamo parte del G8, ovvero delle 8 nazioni più industrializzate dell’intero globo. Siamo fra le 12 nazioni che producono in maggior PIL nel mondo. Abbiamo avuto il Rinascimento ed abbiamo il Colosseo, il mare ed il sole, nonché la pizza colla pummarola ‘n goppa, ma...

...quando si tratta di verificare sul campo la nostra bravura, se togliamo pochissimi campi di eccellenza, la fotografia che ne esce fuori è piuttosto impietosa.

Per restare nel campo del trasporto aereo, cui maggiormente si interessa questo portale, vorrei oggi presentare la sintesi dei risultati di una inchiesta svolta da Altroconsumo e dalle equivalenti organizzazioni europee.

L’inchiesta è stata condotta in cinque paesi (Italia, Francia, Portogallo, Spagna e Belgio) ed ha interessato 10.000 passeggeri (di cui 2.900 italiani) cui è stato chiesto di giudicare sia gli aeroporti che le compagnie di trasporto aereo.

I criteri di valutazione sono stati:

  • puntualità dei voli,
  • assistenza,
  • pulizia sia degli aeroporti che degli aeromobili,
  • attenzione alle problematiche sociali,
  • trasparenza,
  • attenzione ai lavoratori,
  • rispetto dei diritti di chi viaggia,
  • impegno nelle politiche ambientali.

Le compagnie aeree valutate sono state 84 nel mondo, mentre gli aeroporti 150.

Fra i dati interessanti che si possono estrarre dall’articolo di Altroconsumo ne voglio evidenziare solo alcuni rimandando il lettore all’indagine completa reperibile sul sito www.altroconsumo.it.

In particolare l’importanza che i passeggeri italiani attribuiscono ai collegamenti da e per l’aeroporto è del 95% e non trova riscontro in nessun altro dei paesi interessati dall’inchiesta. Ci sarà un motivo?

Il primo aeroporto italiano nella classifica dei 150 è Bologna che si trova al 61° posto. Davanti a noi nazioni che siamo abituati a guardare con un pizzico di sufficienza come Grecia, Turchia, Repubblica Ceca.

Ma il peggio viene con aeroporti del calibro di Linate (96°), Malpensa (101°), Fiumicino (121°). Ultimo dei nostri e quasi ultimo della classifica è Palermo (139° su 150).

Nè si può affermare che il problema di Malpensa e Fiumicino sia dovuto alla loro grandezza, in quanto i primi tre in assoluto, nella classifica sono Singapore, Tokio ed Hong Kong, che certo non sono aeroportini di seconda categoria, anzi, risultano fra i più trafficati al mondo.

Non va meglio, anzi, va decisamente peggio con le compagnie aeree italiane: fatta eccezione della NEOS, che è al 12° posto sulle 84 valutate, poi bisogna scendere al 45° posto, ovvero oltre metà classifica, per trovare Eurofly e, subito dopo Airdolomiti (che però, pur essendo italiana, è proprietà di Lufthansa)

Meridiana risulta solo 71° ed Alitalia ben 79° su 84. Dietro la nuova Alitalia solo, nell’ordine, Aigle Azur, Spanair, Royal Air Maroc, Aerolineas Argentinas e XL.com.

Ai primi tre posti, invece, sempre compagnie Orientali: Singapore, Cathay Pacific e Emirates, ma davanti a noi anche compagnie di nazioni che non appartengono certo al G8 come la ungherese Wizz, la Croatia Airlines, la Transavia, la indiana Jet Airways ed altre, per non parlare di low cost come Ryanair e Easyjet.

Il seguente specchietto riassuntivo, tratto integralmente dall’articolo della rivista Altroconsumo, dà un’idea immediata di come sia piazzato il trasporto aereo del bel paese.

classifica

Una cosa, di tutta questa indagine, mi ha colpito particolarmente, al punto che l’ho evidenziata in grassetto fra i criteri di valutazione presi in considerazione da Altroconsumo e dalle organizzazioni analoghe europee, ovvero l’attenzione ai lavoratori.

La mia mente è subito corsa alla recente crisi dell’Alitalia, dove per l’ennesima volta una classe politica, imprenditoriale e dirigenziale italiana ha voluto scaricare la propria incapacità organizzativa (peraltro abbondantemente dimostrata dai risultati conseguiti) sul personale dipendente, evidenziando una totale paranoia sull’argomento costo del lavoro e considerando, di conseguenza, il dipendente come un fastidio da eliminare anzichè una risorsa da coltivare.

Finché lo fanno i ragionieri di Banca Intesa, pazienza, ma che gli eroici Patroti continuino imperturbabili su questa strada, pur avendoci investito qualche soldino, appare particolarmente deprimente.

(21 maggio 2010)

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