Iscrizione Newsletter

Iscriviti alla Newsletter



Login

L'incidente di Mangalore

Attenzione: apre in una nuova finestra. PDFStampaE-mail

Un Boeing 737-800 di Air India Express (controllata di Air India) in volo da Dubai a Mangalore (costa sud-occidentale indiana) non è riuscito a fermarsi dopo l'atterraggio, è uscito di pista, e ha terminato la sua corsa in una profonda scarpata, prendendo fuoco.

Al momento dell'incidente, che è avvenuto alle 06:10 (ora locale), il tempo era abbastanza buono e il bollettino emesso da una stazione meteo locale (l'aeroporto non dispone di servizio meteo), integrato con le comunicazioni della torre di controllo, indica una visibilità di 6 chilometri con leggera pioviggine e vento calmo.

Secondo alcune testimonianze, l'aereo avrebbe toccato terra circa a metà della pista e dopo un violento tentativo di frenata che pare aver causato lo scoppio di una gomma, avrebbe tentato di riprendere, senza successo, il volo. Nella sua corsa, il 737 ha urtato una delle antenne dell'ILS

e ha divelto la rete di recinzione: questo avrebbe causato una falla nella fusoliera, che sembra aver consentito la fuga degli unici 8 sopravvissuti tra i 166 occupanti dell'aereo.

L'aeroporto di Mangalore, ultimamente interessato da grossi lavori di ampliamento, dispone di una pista di 2450 metri, sufficiente per le operazioni di questo tipo di aereo, e di un avvicinamento strumentale ILS per la pista 24, in uso al momento dell'incidente. La pista in questione è stata ricavata sulla cresta di un rilievo collinare e presenta alle sue estremità due scoscesi dirupi boscosi.

Anche a causa di questa particolarità, l'aeroporto di Mangalore può essere usato solo da equipaggi che abbiano ricevuto un addestramento dedicato, e una norma di compagnia stabilisce che l'atterraggio debba essere fatto solo dal comandante. La presenza di importanti dislivelli nelle vicinanze della soglia pista, oltre ad interferire con l'installazione dei sentieri luminosi di guida, può infatti causare errori di visualizzazione, inducendo la falsa sensazione di trovarsi troppo bassi rispetto alla traiettoria ideale.

Mentre si aspetta da un momento all'altro il ritrovamento delle scatole nere, negli ambienti aeronautici indiani viene dato in queste ore ampio rilievo al fattore umano, sollevando la questione della fatica dell'equipaggio, reduce da un volo di andata e ritorno Mangalore – Dubai – Mangalore per un totale di quasi otto ore, tutte di notte.

Il tutto sarebbe aggravato dalla possibile difficoltà di comprensione tra il comandante del volo, cittadino britannico di origine serba, e il suo primo ufficiale indiano.

L'impiego di comandanti stranieri (expats, espatriati, come vengono definiti) è molto comune nei paesi aeronauticamente in via di sviluppo, e l'India, nonostante la crisi, sta appunto vivendo un momento di grossa espansione del traffico aereo.

Ma uno di questi expats, che preferisce mantenere l'anonimato, ricordando il recente caso di due piloti addormentati ai comandi, parla di turni di lavoro particolarmente gravosi e di minacce di licenziamento nei confronti di alcuni comandanti che si sono rifiutati di andare in volo adducendo a motivo proprio la stanchezza.

(23 maggio 2010)

RSS
RSS