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Aspettando Air France...

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Ventitreesima puntata del dossier Alitalia CAI, per gentile concessione di Felice Saulino www.felicesaulino.it
Tacciono. Curiosamente, Bibi e Bibo (Colaninno e Sabelli) tacciono da qualche giorno. Tacciono da quando- uno dopo l’altro- si sono lanciati in un temerario: non passa lo straniero.

Lo “straniero” in questione è l’amministratore delegato di Air France-Klm Pierre Henry Gourgeon che a metà maggio, al termine della presentazione del bilancio non proprio brillante del suo gruppo, aveva reso pubblico quello che molti gli addetti ai lavori vanno sostenendo da tempo: “Un giorno si porrà la questione di aumentare la nostra partecipazione in Alitalia e di integrare la compagnia nel nostro gruppo”.

Apriti cielo. Roberto Colaninno, presidente della compagnia patriottica, alzava immediatamente il muro contro lo straniero. Quello di Gourgeon – tuonava – “è un sogno che non si realizzerà”. “Alitalia non è in vendita” precisava a sua volta Napoleone Sabelli in un’intervista al Sole 24 Ore.

Ma se uno si prende la briga di andarsele a leggere con attenzione scopre che le smentite della coppia al vertice di Cai non smentiscono nulla. Intanto Air France-Klm, con il 25% del capitale, è già di gran lunga il primo azionista della “compagnia patriottica”. Quanto al futuro, il destino sembra segnato da due elementi: i conti in rosso e l’impossibilità di effettuare aumenti di capitale con i soldi degli attuali azionisti italiani che hanno detto e ripetuto di non voler tirare fuori un solo euro dalle loro tasche.

È una situazione che mette Sabelli con le spalle al muro. Infatti, incalzato sul Sole 24 Ore da Gianni Dragoni con una domanda vera: “Per quanto tempo Alitalia non avrà bisogno di aumenti di capitale?” è costretto a dare una risposta vera: “Se uno perde 300 milioni ogni anno i soldi non basteranno mai...”. La conseguenza logica d’una confessione del genere è una sola: di questo passo, l’ex compagnia di bandiera può reggere, forse, ancora per un altro anno. Infatti tra cassa e linee di credito disponibili può contare su una disponibilità di circa 350 milioni di euro.

Massimo Gismondi, ex comandante Alitalia, ma – soprattutto – gran conoscitore della sua ex compagnia,  ha analizzato i dati del primo anno di gestione Cai e li ha confrontati con le previsioni del progetto industriale. Bene, il Piano Fenice si è già trasformato nell’araba Felice.

Vediamo. A pagina 19 il Piano assicurava che la Nuova Alitalia sarebbe partita con il 65 per cento del mercato domestico. Secondo le comunicazioni ufficiali dell’azienda, a gennaio 2010 la compagnia era al 53 per cento. Dodici punti sotto. I ricavi sono inferiori del 32 per cento. Il load factor (il coefficiente di riempimento degli aerei) di sette punti. Per farla breve, la “compagnia di bandierina” ha perduto in un anno cinque milioni di passeggeri.

Se questi sono i dati, diventano credibili le voci insistenti di contrasti al vertice della Magliana, contrasti che negli ultimi giorni avrebbero spinto Sabelli a minacciare per due volte le dimissioni.  Comunque sia, il silenzio seguito allo spot “Non passa lo straniero” è inconsueto.

Veniamo alla smentita della vendita ai francesi. In realtà, la smentita è solo nei titoli dei giornali, che riprendono pari pari lo slogan dello spot.  Perché poi a leggere le dichiarazioni si scopre che Colainno si limita a ricordare: “Secondo i patti societari, i soci italiani di Alitalia Spa non possono vendere le loro quote  ad Air France-Klm prima del gennaio 2013”. E Sabelli va anche oltre: “È una questione che non si pone perché non sono previsti aumenti di capitale, né i soci italiani possono vendere ad Air France fino a gennaio 2013”.

Già, e se a fine anno non restassero più soldi in cassa e si rendesse necessario un aumento di capitale? E se fosse quello il D-day  di cui parla Gourgeon? “Il giorno in cui si porrà la questione di aumentare la partecipazione di Air France in Alitalia?”.

Articolo pubblicato su www.felicesaulino.it sotto licenza
Creative Commons, riprodotto per gentile concessione dell'autore

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