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Sorpresa...

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Ventiquattresima puntata del dossier Alitalia CAI, per gentile concessione di Felice Saulino www.felicesaulino.it
...Colaninno lancia l'allarme e batte cassa.

Mentre Napoleone-Sabelli continua a tacere e sembra sparito dalla circolazione, l’ex capitano coraggioso Colaninno ritrova la favella. Il presidente CAI approfitta del palcoscenico offerto ai primi di giugno dal Festival dell’Economia di Trento per lanciare l’allarme sui conti Alitalia e battere cassa.

Era ora! Dopo tanti spot e troppe esternazioni al limite della decenza (“Abbiamo fatto un miracolo... abbiamo salvato la compagnia”, eccetera, eccetera) finalmente il numero uno della compagnia aerea patriottica ammette che le cose, poi, non vanno troppo bene e l’andamento delle perdite suscita fondate preoccupazioni.

L’outing arriva al termine di un’ora e mezza di dibattito (si fa per dire) con un giornalista e un economista che parlano fra loro su un palcoscenico blindato dove non è stato ammesso nemmeno un rappresentante dei cassintegrati di “Tutti giù per aria”.

La scelta di tempo di Colaninno sembra fatta apposta per evitare qualsiasi tentativo di approfondire. Messa in scena studiata dal presidente per lanciare il suo messaggio che poi, ridotto all’osso, è uno solo: “All’Alitalia servono soldi”.

In un’azienda privata degna di questo nome, quando la cassa langue si procede a un aumento di capitale. Ma gli azionisti CAI sono imprenditori messi assieme dalla politica, “patrioti” entrati in un business di cui ignoravano tutto per fare un favore a Berlusconi che due anni fa proprio sull’italianità della compagnia aerea si è giocato le elezioni e il ritorno a Palazzo Chigi.

Non è un caso, quindi, se hanno fatto subito sapere di non essere disposti a tirar fuori un solo euro in più. Esclusa la via maestra dell’aumento di capitale, l’alternativa è una sola: il ritorno dello Stato nel capitale Alitalia.

Infatti il messaggio lanciato da Colaninno al Festival dell’economia è esattamente questo: “Speravamo in certi risultati nel 2010. Non ci sono. Speriamo che ci siano nel 2011”. Insomma, l’obiettivo del pareggio operativo slitta all’anno prossimo. A questo punto, il presidente dell’Alitalia va al punto: “La partita vera per Alitalia è nel 2011: se raggiungeremo certi risultati (il pareggio, ndr) Alitalia si salva, altrimenti bisognerà trovare soluzioni di finanziamento, perché la compagnia avrà bisogno di soldi”.

“Soluzioni di finanziamento”, dice Colaninno. Parole che non necessitano di traduzione, perché -se si esclude l’aumento di capitale degli azionisti cosiddetti privati- l’unica soluzione di finanziamento possibile diventa l’intervento pubblico. Ed è appena il caso di soffermarci sulle parole pronunciate un attimo prima: “Se nel 2011 raggiungeremo certi risultati Alitalia si salva...” che suonano come un aut aut degli azionisti CAI al governo. Una cosa tipo: noi abbiamo fatto la nostra parte, adesso in cassa ci sono solo i soldi per far fronte alle perdite del 2010, ma senza un pareggio entro il 2011 Alitalia non si salva, quindi cominciate a pensarci...

Ad avallare questa chiave di lettura arriva la chiosa di Corrado Passera, l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, la banca che ha messo a punto l’operazione CAI: “Colaninno non ha parlato di ricapitalizzazione, ma della necessità di nuovi capitali in funzione della performance”.

A questo punto la speranza dei “patrioti” e dei loro amici è evidente: Berlusconi, farà il diavolo a quattro per evitare che “la compagnia di bandierina” finisca all’Air France o, comunque, in mani straniere. Infatti cominciano già a circolare voci incontrollate su un intervento della Cassa Depositi e Prestiti.

Voci. Ed è solo l’inizio...

Articolo pubblicato su www.felicesaulino.it sotto licenza
Creative Commons, riprodotto per gentile concessione dell'autore

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