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I Caraibi

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I Caraibi sono una parte del mondo estremamente affascinante, e non solo per il misterioso triangolo delle Bermuda, ma soprattutto perché, in un’area molto ristretta e caratterizzata da un arcipelago di isolotti in un mare cristallino, si interseca la storia di molti popoli.

Durante l’espansione coloniale, e il conseguente popolamento delle Americhe attraverso la tratta degli schiavi, i Caraibi hanno rappresentato, per la loro collocazione geografica, il centro di smistamento delle navi che arrivavano dall’Africa. Si capisce così, come mai vi siano così tante etnie che convivono gomito a gomito.

Un naturalista che osservi tra mille anni la composizione delle ossa di reperti paleontologici, non potrebbe capire la disseminazione di esemplari tanto diversi in un’area così ristretta, basandosi sulle sole evidenze scientifiche. Infatti, ogni isolotto ha una sua storia che dipende dalle fonti di approvvigionamento degli schiavi.

I mercanti di schiavi per antonomasia erano gli arabi, che dalla penisola arabica attraversavano lo stretto di Aden ed andavano a caccia di materiale umano (nel senso tecnico della parola) da poter vendere agli inglesi. Quindi, dalla costa est gli inglesi li deportavano nelle isole antistanti il continente americano per indirizzarli al mercato degli schiavi.

Nessuna meraviglia, allora, se in Giamaica vi sono i discendenti degli Etiopi. La stessa religione di Bob Marley, il rasta, deriva da ras-tafari, che non è altro che il negus di Abissinia. La conformazione fisica dei giamaicani è molto simile agli etiopi, con il naso lungo e affilato, faccia regolare, carnagione non troppo scura, capelli crespi. La lingua giamaicana è, guarda caso, l’inglese.

In un’altra isola, Hispaniola, vi sono addirittura due stati (Haiti e Santo Domingo) che, in pochi chilometri quadrati presentano due etnie diverse. Infatti, i francesi reperivano gli schiavi dal Golfo di Guinea, nell'Africa occidentale. Sono alti, forti, guerrieri, zigomi pronunciati e narici larghe, quello che in antropologia viene definito profilo negroide. Non è un caso che ad Haiti parlino il francese ed un dialetto creolo, evoluzione di ciò che viene chiamato genericamente pidgin.

A Santo Domingo invece arrivavano gli schiavi portati dagli spagnoli, prelevati dall’Africa sud orientale come il Mozambico. Le loro caratteristiche dominanti sono ben diverse da quelle di Haiti. Più bassi, faccia larga, lingua spagnola.

Diverso ancora è il caso delle Bahamas, dove il popolamento è avvenuto da ovest e non da est come nel resto dei Caraibi. Infatti, gli schiavi che fuggivano dalle piantagioni di cotone, si imbarcavano su zattere e percorrevano il Mississipi fino allo sbocco sul Golfo del Messico. Lì, in mare aperto, incontravano una terra che credevano fosse l’Africa, sulla quale si stabilivano. L’incrocio dello stesso sangue creava però le stesse dinamiche riscontrate nelle piccole comunità montane; casi di abulia, di indolenza, che fecero optare nella prima metà del ‘900 per una polizia locale proveniente dalla Giamaica.

Altro caso è il Brasile, che accoglieva immigrati dalle colonie portoghesi, sopratutto nella costa nord occidentale, dove ancora oggi la maggioranza è di pelle nera. Non a caso, il brasiliano è una derivazione del portoghese, identico per grammatica, diverso per pronuncia.

Cuba è un caso di miscuglio meraviglioso tra popolazioni che derivano da più incroci, che hanno mantenuto la lingua spagnola, ma data la vicinanza con gli yankee ne hanno assorbito molto del modo di essere, almeno fino all’avvento del Lider Maximo.

Infine, alcune particolarità geografiche. Non si capisce com'è che in alcune isole non piova mai, mentre pochi chilometri più in là arrivano delle piogge torrenziali, tanto che in passato esistevano delle navi container che portavano acqua potabile da un’isola all’altra. Alcuni ipotizzano che vi siano dei campi magnetici che inducono una specie di ostacolo invisibile che influenza la meteorologia locale.

Non dimentichiamo che ci troviamo nell’area del triangolo delle Bermuda, che se proprio non è così drammatico come riportato dalle leggende metropolitane, non è neanche così conosciuto come vorremmo.

(21 luglio 2010)

 

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