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E' arrivata la bufera

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Renato Rascel, l’indimenticato istrione di teatro, cinema e TV del ‘900, era famoso per cantare il motivetto “E’ arrivata la bufera”, un modo scanzonato, allusivo di indicare un cambio nei tempi. Ma nel nostro Paese, il clima è mite, anche se noi non ce ne accorgiamo.

Nell’area del Mediterraneo, ci possono essere improvvisi temporali, raffiche di vento, ma tutto sommato, entro i limiti della normalità meteorologica. Negli ultimi anni stanno arrivando segnali che preoccupano i meteorologi circa la tropicalizzazione del tempo, vale a dire una intensificazione dei fenomeni associati ad una variazione del clima.

Per noi è una situazione nuova. Per gli americani no.

Ogni anno, nella zona caraibica, nel golfo del Messico, nascono delle perturbazioni che portano alla formazione di uragani, che vengono chiamati alternativamente con nomi di uomo o di donna. Manco a dirlo, quello più violento è sempre associato al nome di donna, come Kathrina. Non a caso, in America esiste il detto “La donna è come la tempesta tropicale: quando viene è calda e umida e quando va via, ti ritrovi senza la casa”.

Le raffiche di vento raggiungono velocità tali che una lattina di birra per terra diventa un proiettile, i tetti delle case vengono divelti, il mare diventa un luogo impossibile, la vita sociale si ferma.

Durante l’uragano, oppure durante un ciclone, come il tornado, viene consigliato alla popolazione di abbandonare la zona, ma ciò non è sempre facile per alcune ragioni. Innanzitutto, non tutti se lo possono permettere, poi ci possono essere i malati che non si possono muovere dal loro posto, oppure le donne incinte. In questo caso, se sei incinta al nono mese e ti trovi a casa, devi sapere che se si rompono le acque non verrà l’ambulanza, perché è tutto fermo.

Insomma, non è uno scherzo.

Ad Hong Kong, quando arriva il tifone, con venti che raggiungono anche i centottanta chilometri all’ora, le autorità emettono tre tipi di allerta. Il livello uno vuol dire che la situazione è critica; fate attenzione. Il livello due possono circolare soltanto i mezzi adibiti alle emergenze. Il livello tre: tutti a casa. Personalmente, incontrai il tifone in Giappone, ma non notai effetti così drammatici. Si, il vento era molto forte, ma di quelli che si possono trovare anche in Europa.

In Italia, non abbiamo l’abitudine di entrare in allerta per il maltempo. Non esistono fenomeni così violenti. Da noi, i disastri avvengono per la pioggerellina che continua per tre giorni, passando direttamente da una situazione che in qualsiasi altro Paese sarebbe normale ad una condizione di emergenza a causa del dissesto idrogeologico.

Forse non è solo il tempo che si è tropicalizzato.

(18 agosto 2010)

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