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Jet lag

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Per capire cosa è il jet lag (in italiano: gli effetti del fuso orario) occorre fare mente locale sulla divisione del mondo in meridiani e paralleli, cioè quella griglia di linee immaginarie che avvolge il nostro pianeta e dalle quali ricaviamo le coordinate spaziali.

Dato che la Terra ruota su se stessa ogni 24 ore ed effettua in un anno una rivoluzione intorno al Sole, ci saranno continuamente dei posti che avranno la luce proprio sopra la testa ed altri che si troveranno completamente al buio. Così mentre a Roma è mezzogiorno, dalle parti di Auckland, in Nuova Zelanda, che si trova dall’altra parte della Terra (prendete un mappamondo e verificate voi stessi), sarà buio da un pezzo. Inoltre, nel mondo ci sono località che vivono in piena estate, mentre in altre è pieno inverno.

Quando si viaggia con velocità elevate, l’organismo non ha il tempo di adattarsi all’ora locale, né al clima locale, e tale situazione si può facilmente illustrare con l’esempio di una persona che prenda l’aereo da Roma per andare a New York.

La mitica AZ 610 parte alle 11 di mattina e dopo circa otto ore di volo si trova nella Grande Mela. Per il nostro fisico, all’arrivo, sono le ore 19, e quindi è quasi pronto per andare a cena. Invece, l’orologio dell’aerostazione di New York segna le 13, poiché tra Roma e New York ci sono sei ore di differenza.

I nostri bioritmi vengono messi alla prova, perché si comincia ad avere fame ad un orario in cui di solito digiuniamo, mentre si prova sonno quando c’è piena luce o stiamo svegli nel mezzo della notte. Insomma, c’è una bella differenza tra ciò che ci dice il fisico e quello che vediamo sull’orologio.

Questo comporta anche uno squilibrio ormonale, poiché l’organismo è abituato a produrre determinate sostanze per fare fronte alle richieste dell’ambiente che di solito arrivano ad orari fissi. Ad esempio, normalmente all’una di notte, con il buio, il corpo produce delle sostanze per facilitare il sonno. Se all’una di notte ci troviamo a Los Angeles, dopo un volo di lungo raggio, e con una differenza di fuso orario di nove ore, è inutile produrre serotonina, l’ormone del sonno, dato che sono le quattro del pomeriggio locali e con il sole ancora alto. Perciò il corpo è fuori fase per almeno due aree: il sonno e il metabolismo.

Questo comporta degli effetti che variano da persona a persona e che inducono torpore, irritabilità, perdita di memoria a breve termine, in alcuni casi depressione.

L’effetto del jet lag sul corpo è sensibile per chi viaggia anche una sola volta, ma in questo caso l’organismo gradualmente si riadatta alle condizioni del posto in cui si vive abitualmente. Non dimentichiamo che quando si parla di jet lag, si intende l’effetto del fuso orario, ma nel caso in cui si viaggi di notte per andare da Roma a Johannesburg pur non cambiando l’ora al fisico, si decolla d’estate e si atterra di inverno (o viceversa), e anche questo è jet lag.

Inoltre, bisogna considerare quali effetti può avere la stanchezza nei vari soggetti. In fondo, se un passeggero si sente intorpidito e vuole dormire a bordo, il massimo che può capitare è che rinunci al pasto offerto, oppure si perda la proiezione del film.

Chi, invece, come i piloti di lungo raggio, attraversa continuamente il globo in lungo e in largo, vede accumularsi gli effetti del cambio di clima, di orario, di alimentazione e di cicli circadiani.

(18 settembre 2010)

 

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