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Volo, moda e design

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Articolo già apparso nel numero di novembre 2010 de "La Gazzetta di Istanbul", organo della comunità italiana a Istanbul, diretta da Fabio L. Grassi.
Proprio di fronte alle banchine dove ormeggiano i grandi cruisers, sulla riva europea del Bosforo, a Karakoy, dove prima erano magazzini e docks, adesso c’é un museo: l’Istanbul Modern (potrebbe bastare) Sanat Muzesi (per dirla tutta).

I viaggiatori delle grandi navi da crociera che sbarcano qui, sono forse inconsapevoli che le vetrate di fronte alle proprie cabine, che in queste si riflettono generando uno scintillante gioco di specchi, ospitano una esposizione permanente d’arte contemporanea e mostre itineranti di design e arti figurative. Allo stesso modo, non sanno di essere loro stessi scenario animato e figure viventi di una rappresentazione modernista della citta’ che li ospita, per chiunque li osservi dalla terrazza del coffee shop, all’ultimo piano del museo, mentre bevono i loro long drinks rosa e scattano foto verso Sultanhammet con i loro minuscoli iphone...

Treno e tram sono invece bastati al vostro amico viaggiatore da Bakirkoy per approdare a questa riva di Tophane che fu distretto industriale ottomano adibito alla costruzione dei cannoni, ingentilito da una fontana, dagli edifici dell’universitá delle arti, dalla moschea Nusretiye.

Ma ancora una volta é qualcosa che ha a che vedere con il volo che mi porta fin qui: la mostra dello stilista Hussein Chalayan, un genio della moda e del design... vestiti, direte voi: che c’entra il volo...?

Eppure, sentite un po’... Il vestito della posta aerea, Panoramica, Il vestito aereo (echoform), Presenza Assente, Luogo di Passaggio, Earthbound, Viaggi parentela, Geografia Micro e perfino Airborne, sono i titoli di alcune delle opere esposte dal giovane stilista turco-cipriota naturalizzato britannico, nato a Nicosia nel 1970.

Un’ala, alettoni, il muso di un aereo, algide evocazioni di un dinamismo presto superato dalla fantascientifica rappresentazione di veicoli urbani gravitazionali, fanno da contorno ad abiti luminosi come pareti di led, metamorfici come velivoli a geometria variabile, voluttuosi ed eterei come star del jet set, essenziali e compatti come ogive e carenature aerodinamiche.

Abiti che rappresentano in un modo straordinario l’idea dinamica di un corpo che si evolve insieme alle sue abitudini e necessitá, che interagisce con le attivitá di chi li indossa e (come sempre é stato nella storia del costume) che ci parlano dei tempi e dei luoghi, delle attitudini e delle abilitá di chi li porta.

Donne futuribili, ma di un futuro imminente, semplificato e minimalista pure all’interno di una dimensione tecnologica avanzata, ecologicamente redenta, attenta persino alle necessitá alimentari e biologiche, sono vestite da Chalayan con le geniali opere d’arte che il museo espone in una atmosfera giustamente sospesa e surreale, diafana, un allestimento del tutto privo di fronzoli e retorica.

Per spiegare meglio il senso di queste creazioni, propongo un video dal sito web di Chayalan: saltate la parte commerciale e andate direttamente al 9º minuto della clip: credo sarete d’accordo con me nel definirle immagini di una sfilata senza precedenti, siate voi appassionati di moda oppure no...

Il volo, sia ben chiaro, é per me una passione, non una malattia. E´ un pretesto. Se vi ho parlato con piacere di vestiti é perché questa mostra veramente richiama alla mente decolli, virate, orizzonti, forme e persino stati d’animo del volo e del viaggio, per quelle minuscole ma significative geografie che disegna un abito, che disegnano i nostri passi in giro per il mondo.

E se i passeggeri delle grandi navi ripartiranno da qui senza questa stessa consapevolezza che mi pervade adesso, uscendo da questa bella mostra all’Istanbul Modern, sará solo colpa della loro indolente pigrizia, per non aver saputo vedere quello che invero avevano proprio sotto gli occhi, mentre sorseggiavano i loro daiquiri rosa, beandosi della solita vecchia cartolina.

(20 novembre 2010)

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