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I tagli sono serviti

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Trentacinquesima puntata del dossier Alitalia CAI, per gentile concessione di Felice Saulino www.felicesaulino.it
...adesso il fallimento CAI è ufficiale.

Smentiti per almeno tre mesi da Sabelli e dall’intero vertice Alitalia, gli esuberi della “compagnia di bandierina” adesso sono ufficiali. Anzi no. Perché anche se l’intenzione di liberarsi di un migliaio di dipendenti è stata comunicata formalmente ai sindacati il 6 dicembre, i big della Magliana continuano a sostenere che non si tratta di “esuberi”. Il termine giusto sarebbe “riorganizzazione”.

E così il patetico tentativo di nascondere la realtà e far passare il taglio d’un buon 10 per cento del personale di terra assunto da CAI solo due anni fa come una semplice operazione di routine, ha spinto Napoleone Sabelli a disertare l’incontro con i sindacati (lunedì 6 dicembre). Alla fine è toccato al numero due del personale Alitalia annunciare che l’azienda vuole alleggerire l’organico facendo fuori circa 700 dipendenti di terra sugli 8.900 attualmente in carico. Più altri 300 da scaricare a società locali attraverso la cessione dei servizi aeroportuali a Bari, Brindisi, Cagliari e Reggio Calabria. Un bis delle “esternalizzazioni” già effettuate ad Alghero, Catania, Lamezia, Genova, Napoli e Palermo con il passaggio dell’handling alle società che gestiscono gli scali.

Alla richiesta d’un commento sull’iniziativa della compagnia patriottica, il ministro dei Trasporti Altero Matteoli ha risposto di non poter commentare la notizia, perché “Alitalia non ha informato il governo”. Ma i fatti smentiscono Matteoli, perché il governo, attento come sempre alle necessità dei “patrioti” CAI, aveva già preparato il terreno per estendere alla nuova Alitalia i sette anni di cassa integrazione in deroga concessi due anni fa ai settemila dipendenti della vecchia Alitalia fallita non assunti da CAI. Una circolare del ministero del Lavoro che ha “interpretato” la legge del 2008 nata come misura “eccezionale” e anche questo regalo è fatto. Si tratta di poche righe con cui il ministro Sacconi estende la cassa integrazione lunga, più la mobilità su base volontaria alla compagnia di bandierina. Tutto a carico dei contribuenti italiani. Naturalmente.

Adesso qualcuno dalle parti del governo deve spiegare come mai la società aerea ceduta alla “cordata patriottica” senza oneri, sottratta alla normativa antitrust, autorizzata a operare per tre anni in regime di monopolio e aiutata in tutti i modi, sia in rosso mentre tutti i concorrenti europei macinano utili. La verità è che l’operazione patriottica voluta da Berlusconi, a soli due anni dalla nascita, è già fallita. Non a caso la nuova Alitalia, in attesa del passaggio ad Air France, adesso è costretta a tagliare il personale facendo ricorso a una legge straordinaria nata per far fronte a un fallimento.

Articolo pubblicato su www.felicesaulino.it sotto licenza
Creative Commons, riprodotto per gentile concessione dell'autore

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