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Jag ålskar dig

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Non è facile resistere alla tentazione.
Quattromila piedi sopra l’acqua e le luci di Stoccolma: atterrare al Kungstrådgarden, in pieno centro!

All’aeroporto non è ancora buio del tutto. La hall degli arrivi e partenze è un capannone anni sessanta. Volti che sorridono. Anche chi è in attesa. Un uomo -altissimo e un po’ rigido- ha una valigia floscia di pelle in una mano, una busta del duty free nell’altra. Una donna visibilmente piú giovane lo raggiunge. Prende valigia e busta, cosí lui puó abbracciarla. Forte.

Il freddo punge la pelle del viso e appanna gli occhi. Mi stringo nella mia uniforme. Il Ford Transit che trasporta l'equipaggio corre tra due colline. L’autostrada attraversa il bassopiano e raggiunge la cittá. L’aria è tersa, le luci riflettono come Swarovsky sui vetri delle automobili. Volvo e americane con i fari accesi. Sullo sfondo un cielo viola.

E´sabato e mi sembra Natale. Il canale Norrstrøm di fronte allo Sheraton è gelato. I vaporetti aspettano maggio. Intanto adesso sono ristoranti turistici. A mezzanotte i soldati di guardia al “palazzo-della-famiglia-del-re” mi vedono in Gamla Stan. A mezzanotte e dieci io vedo lei al Caffè Opera.

È alta come me, sottile, gli zigomi larghi tra le due verticali linee bionde dei capelli e un ciuffo dritto sulla fronte. Bianchissima. Vino bianco, il rumore ritmico delle sue lunghe unghie rosse sul vetro del bicchiere sottile. Finisco il mio dolce, bevo un secondo caffè. La sua amica si allontana. Entrano alcuni studenti e chiedono vodka. Prendo una vodka. Parlo inglese, ringrazio in svedese… Tack! Tack! C’è confusione insieme ad una musica soffocata.

Mentre cerco di pagare mi cadono tutte le monete dalla tasca. Lei sorride. Io mi alzo. Lei mi sorride. L’azione assume un ritmo a sé, improvvisamente, diverso da quello dei miei pensieri di poco prima, diverso da quello dell’intera sala.

Le monete: vorrei lasciarle dove sono, dimenticarle. Ma lei si è giá chinata. Le raccoglie, me le porge. I suoi occhi sono grigi. Mi guardano. Guardano dentro i miei occhi.

Fuori, forse, é finalmente la notte.

Jag ålskar dig = io ti amo

(24 dicembre 2010)

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