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CAI e diritti

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Trentasettesima puntata del dossier Alitalia CAI, per gentile concessione di Felice Saulino www.felicesaulino.it
La legge riconosce l'esonero notturno per le lavoratrici madri, ma per CAI non è un diritto.

Simbolo del manager duro e puro, del capo azienda che riscrive i contratti e impone il “prendere o lasciare”, il numero uno della Fiat Sergio Marchionne ha avuto un predecessore, meno illustre, ma altrettanto spietato e insofferente alle regole, alle consuetudini e ai contratti che per anni e anni hanno regolato i rapporti di lavoro nel nostro Paese. Quest’uomo è Rocco Sabelli e adesso festeggia il suo secondo anno al vertice dell’Alitalia privatizzata dai “patrioti” CAI.

Nonostante il pugno di ferro usato con i lavoratori, il bilancio della “compagnia di bandierina” gestita da Colaninno e Sabelli è a dir poco deludente. I conti sono sempre in rosso, il ricco traffico a lungo raggio è stato regalato alla concorrenza internazionale, Alitalia è stata costretta a mettere a punto un piano di esuberi che quest’anno dovrebbe consentirle di tagliare un migliaio di dipendenti. Qualche mese fa, lo stesso Sabelli ha suggerito ai suoi azionisti di passare la mano ad Air France, che -invece- come tutte le grandi compagnie europee ha ripreso a macinare utili.

La cessione ai francesi, che già controllano il 25 per cento di Alitalia, sembra ormai inevitabile, ma bisogna attendere ancora un po’. Intanto c’è aria di elezioni e Berlusconi, che alle ultime politiche ha fatto dell’italianità dell’ex compagnia di bandiera uno dei suoi cavalli di battaglia, adesso non permetterebbe il passaggio allo “straniero”. E i “patrioti” devono aspettare la scadenza del divieto a vendere le loro azioni (tre anni) messo nero su bianco due anni fa in cambio di una serie di facilitazioni e deroghe alle normative. Provvedimenti ad hoc che regalarono ad Alitalia il monopolio sul mercato nazionale e -soprattutto- sulla “tratta d’oro” Fiumicino-Linate.

Ma una cosa è certa: fino a quando resterà nella cabina di comando, Sabelli continuerà a mostrare i muscoli. Andrà diritto per la sua strada, infischiandosene (come adesso fa Marchionne) delle accuse dei dipendenti. Piloti, assistenti di volo, personale di terra e qualche sindacalista non allineato elencano da tempo un lungo campionario: dal mancato rispetto di tutta una serie di accordi sottoscritti solennemente a Palazzo Chigi due anni fa alla violazione di leggi nazionali ed europee nate per tutelare i lavoratori più deboli.

È il caso della tutela del Testo unico delle disposizioni legislative in materia di sostegno della maternità. L’articolo 53 del D.L. 151 stabilisce che il genitore in coppia con figlio minore di tre anni, quello single con figlio convivente di 12 anni e il lavoratore o lavoratrice con a carico un soggetto disabile non possono essere obbligati a prestare lavoro notturno. Bene, CAI non ha mai voluto mai riconoscere questo esonero. Anzi, ha inserito una clausola contrattuale per costringere i nuovi assunti a rinunciare ai diritti di legge. Nelle lettere di assunzione fatte firmare al personale assorbito dalla vecchia Alitalia si legge: “In considerazione delle peculiarità del trasporto aereo nonché delle essenziali e irrinunciabili esigenze operative dell’Azienda ... Ella dichiara la propria disponibilità ad effettuare la prestazione lavorativa su turni di lavoro che comportino avvicendamenti sull’intero arco della giornata, ivi compresi eventuali pernottamenti”. Prendere o lasciare. Marchionne non ha inventato nulla.

Ma i dipendenti discriminati si sono organizzati e hanno cominciato a premere: lettere, interpellanze, interrogazioni parlamentari degli eurodeputati Sonia Alfano e Niccolò Rinaldi. Sul sito dell’associazione  è tutto documentato in un “dossier”. C’è l’atteggiamento pilatesco della Commissione europea che rimanda al mittente, cioè all’Italia, “la risoluzione della controversia legata alla mancata applicazione delle tutele di legge”. E ci sono -soprattutto- le risposte nostri ministeri alle lettere di contestazione del Family Way. Pareri fotocopia, tutti allineati alla tesi di CAI, la compagnia patriottica inventata dal premier Berlusconi che fa perno sulla “specificità del modello organizzativo dell’azienda”.

Un risultato, comunque, l’associazione l’ha ottenuto. Dagli e dagli, Bruxelles è stata costretta a disconoscere il cavillo legislativo (una vecchia procedura d’infrazione della Commissione europea) su cui si basava CAI per aggirare l’esonero dal lavoro notturno previsto dall’articolo 53. Quest’estate la commissaria Viviane Reding ha confermato che l’articolo 53 è “legittimo e conforme alla normativa comunitaria”.

E adesso? Dice Bernardo de Vries, presidente di Family Way: “CAI continua a non riconoscere i benefici di legge, ma a seguito delle nostre pressioni ha concesso unilateralmente l’esonero dal lavoro notturno ai genitori di figli sotto i tre anni e di bambini disabili”. Attenzione alle parole: CAI “concede unilateralmente”. Una concessione, non un diritto fissato dalla legge.

Perché, nel modello caro a manager duri e puri come Sabelli e Marchionne, certi diritti riconosciuti per anni a tutela dei lavoratori non esistono più...

Articolo pubblicato su www.felicesaulino.it sotto licenza
Creative Commons, riprodotto per gentile concessione dell'autore

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