Iscrizione Newsletter

Iscriviti alla Newsletter



Login

Ritrovato l'Air France 447

Attenzione: apre in una nuova finestra. PDFStampaE-mail

Frammenti di fusoliera, un carrello, la sezione di un'ala, i due motori: queste le prime immagini riportate in superficie da uno dei tre batiscafi Remus 6000 che equipaggiano la nave-appoggio Alucia, impegnata nella quarta campagna di ricerche dei rottami dell'Airbus A-330 precipitato il 1° giugno 2009 nell'Atlantico.

Secondo gli esperti del BEA (Bureau d'Enquêtes e d'Analyses pour la sécurité de l’aviation civile) non ci sono dubbi possibili: sono proprio i resti del volo AF 447, e giacciono su un fondale di 3900  metri esattamente là dove era logico cercarli fin dal primo momento: poco più a nord dell'ultima posizione conosciuta dell'aereo in volo.

Come si ricorderà, nei minuti immediatamente precedenti l'incidente (del quale Manuale di Volo si è ripetutamente occupato)  il sistema ACARS di bordo aveva trasmesso via satellite numerose segnalazioni di malfunzionamento al centro di manutenzione di Air France, a Parigi. Erano state proprio quelle informazioni a consentire di stabilire con una certa precisione sia l'ora che il luogo dell'incidente. Nonostante questo, le prime campagne di ricerca estesero le operazioni ad altre zone, inizialmente molto più a nord e in seguito addirittura a sud del fatidico punto.

L'altro ieri, a margine della conferenza stampa convocata per ufficializzare la notizia del ritrovamento, i vertici del BEA hanno ammesso, sia pure a mezza bocca, l'errore commesso, dicono, “fidandosi dei modelli matematici presentati dagli esperti”. Modelli matematici ai quali, evidentemente, non si è viceversa affidata la ditta americana Metron, che ha condotto quest'ultima fase di ricerca.

Inizialmente previste per la metà di marzo, le operazioni erano iniziate solo il 25, e in poco più di una settimana hanno dato esito positivo: sollevando una polemica destinata senz'altro a lasciare il segno nell'opinione pubblica francese, che in questi giorni si sta chiedendo se sia giusto che lo Stato debba sobbarcarsi (come ha annunciato) le spese delle operazioni di recupero dei rottami e dei corpi. Perfino il vicepresidente dell'Association Entraide et Solidarité AF447, che riunisce i familiari delle vittime, in un intervento televisivo, ha espresso le sue perplessità sull'operazione.

Ma l'obbiettivo primario della missione di recupero, che dovrebbe iniziare entro un mese e avrà un costo stimato di 5 milioni di euro, è quello di localizzare e riportare in superficie le scatole nere.

Il rapporto provvisorio sull'incidente, rilasciato dal BEA nel dicembre 2009, traeva le sue deduzioni dalle informazioni ricevute via satellite a Parigi in tempo praticamente reale e dall'esame dei pochi rottami ripescati in mare nei giorni immediatamente seguenti l'incidente. Da notare che proprio l'analisi della posizione in cui era stata ritrovata una vasta porzione del timone di direzione pare essere stata all'origine dell'errore che per mesi ha orientato le ricerche lontano dalla zona di effettivo ritrovamento.

Ora il DFDR e il CVR potrebbero completare un quadro che, allo stato attuale delle conoscenze, vede imputato principalmente il sistema delle sonde di Pitot (incaricate di misurare la velocità dell'aereo) in congiunzione con una situazione meteorologica insolita, e in questo senso numerose raccomandazioni di sicurezza sono già state emesse dalle autorità aeronautiche.

Resta tuttavia il grosso interrogativo della leggibilità dei dati contenuti nei registratori: concepiti per resistere a un'immersione di 30 giorni a 6000 metri di profondità, appare lecito dubitare della loro tenuta dopo 22 mesi passati a quasi 4000 metri sotto il livello del mare, ma per rispondere a questo interrogativo bisogna prima che siano ritrovati.

(6 aprile 2011)

RSS
RSS